Crack


Che sono capace di decidere cosa è meglio per me, e di farlo rapidamente quando ce n'è bisogno, l'ho capito per la prima volta a dieci anni.
Era uno di quei pomeriggi di stanca, a metà settembre, con l'umidità e il cielo coperto, e me ne sarei stata volentieri a casa a guardare la TV invece di andare a traino di una di quelle parenti che non sai perché sono parenti, per fare due passi da qualche parte sul lungofiume.
Non che avessi qualcosa contro il lungofiume, è che diventa pesante, a una certa, camminare di fianco a una persona a cui non hai niente da dire.
A un certo punto, abbiamo incrociato un tipo strano che aveva un modo di fissare che mi metteva a disagio. Lo abbiamo incrociato una seconda volta e poi una terza.
La quarta volta aveva i pantaloni calati e un cazzo, lampadato come tutto il resto del corpo, in mano.
Non so perché mi ricordo questo dettaglio, che era lampadato.
«Andiamo a casa?», ho detto. L'adulta che era con me ha risposto con un discorso incasinato sul "dargliela vinta" e "andare avanti per la nostra strada a testa alta", che in pratica significava no.
La quinta volta che lo abbiamo incrociato, il tizio e il suo cazzo lampadato ci si sono parati davanti svoltato un angolo, impedendoci di "andare avanti per la nostra strada".
Non ricordo bene come siamo riuscite ad aggirarlo e cosa sia successo, comunque l'adulta responsabile della situazione mi ha detto tipo di aspettarla, che sarebbe andata di corsa a prendere la macchina, e mi ha lasciata lì.
Mi ha lasciata lì.
Io ho cominciato a camminare indietro sul lungofiume, finché non ho incontrato un pescatore.
Chissà cosa avrà pensato, quando si è visto arrivare la me di dieci anni che diceva: «Scusi, c'è uno con i pantaloni calati che mi segue, posso stare un po' qui con lei?».
Quando mia zia è tornata a prendermi, il pescatore le ha fatto un cazziatone che non finiva più. Probabilmente fu il primo di una serie.
Quel giorno ho capito che trascorrere del tempo con persone a cui non si ha niente da dire non è una buona idea, che essere adulti anagraficamente non dimostra niente, e che a dieci anni ero abbastanza grande per decidere da sola che cosa fosse meglio per me.

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