Sei la mia città


E risalendo la valle
Abbiamo scoperto che il cielo era sgombro
 È stato uno strano, pazzesco giugno. Ho detto di sì a tutto, e qualche volta, mentre le cose succedevano, mi chiedevo chi me l'avesse fatto fare, non era meglio rimanere a casa? Poi però le cose continuavano a succedere, e alla fine ero contenta, perché vivere è stancante ma non vivere è peggio. E continuavo a dire di sì a tutto.
Ho dormito poco, mangiato male, bevuto troppo, speso un sacco di soldi, però alla fine del mondo mi sono divertita.
Mi sa che ho un problema con il fare le cose piano, e mi sa che me lo tengo perché fare le cose piano non ti fa sentire così vivo.
Sono andata a concerti dove non credevo di poter andare e tornata a casa mi sono fatta lunghe docce fresche alle due, ho ballato anche se non sono capace, come se nessuno mi guardasse, che fossi in un corridoio vuoto o davanti a una consolle. Ho un livido grosso come un'albicocca sulla gamba, ho nuotato nel lago con gli occhi aperti, anche se era pieno di pollini, guidato nella notte con i finestini giù, cantando una canzone diversa sopra quella che passava la radio, perché non descriveva abbastanza il momento.
Stasera ho finito di leggere Romance sul balcone, e quando sono arrivata all'ultima frase avrei voluto baciare e prendere a pugni Palahniuk; possiamo ricominciare a volerci bene, brutto stronzo.
Tutte le sere fotografo lo stesso tramonto. Perché sono io che lo vedo diverso.
Lunedì mattina, mentre andavo al lavoro, hanno passato in rotazione a Radio Deejay il singolo di Cosmo, e a quel "cazzo se mi piaci" ho sorriso. Di lunedì mattina.
L'ho sentito dai muscoli della faccia.
Cazzo se mi piaci

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